di Salvatore Sfrecola
A Varenna, in occasione del 66° Convegno di studi amministrativi, quest’anno su un programma indicato dalla Corte dei conti, il Procuratore Generale della Magistratura contabile, Angelo Canale, ha tratto le conclusioni del dibattito e della tavola rotonda con la quale si sono chiusi i lavori.
Canale nel sottolineare l’interesse destato nel qualificato uditorio per l’attualità dei temi proposti dal Presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, e dal Comitato Scientifico, e per l’autorevolezza dei relatori e l’elevata qualità dei singoli contributi.
Pure nella difficoltà di riassumere tutto ciò che è stato detto, Canale ha sottolineato come “nessuno potrà dire che il 66° Convegno di studi amministrativi di Varenna non sia stato, come è stato, calato nella realtà dell’oggi e non abbia anticipato, attraverso analisi, riflessioni, sollecitazioni e proposte, il modello della funzione pubblica del domani”. In tal senso, ha aggiunto, l’intervento del Sottosegretario Garofoli è stato sul punto emblematico ed ha contribuito a rendere effettivo quel “laboratorio di idee” che tradizionalmente è l’annuale convegno di Varenna. Sicché “ciascuno dei partecipanti non potrà non dirsi “arricchito” – in termini di conoscenza, di idee, spunti di riflessioni – dall’esperienza vissuta in questi giorni; ma accanto a un simile beneficio sicuramente sarà maturata in tutti la consapevolezza di vivere un momento di importante cambiamento. Una “transizione”, un “passaggio” verso un nuovo modello di sviluppo e, per quanto ci riguarda, all’interno di questo, e forse come precondizione, anche un nuovo modello di essere e di fare amministrazione”. Un tema al quale la Corte dei conti, custode della legalità secondo il ruolo che le ha attribuito la Costituzione, è da sempre attenta, come ha ricordando, in apertura dei lavori, il Presidente Carlino.
Canale, a sua volta, ha ricordato come “la transizione, che esprime di per sé un concetto di dinamicità, richiederà tempo e forse i più giovani dei presenti vedranno il traguardo, ma tutti, più anziani e meno anziani e giovani, dobbiamo impegnarci verso un obiettivo che è comune: migliorare la qualità della vita, nelle sue diverse declinazioni. Le straordinarie risorse legate al PNRR, ancorché esse siano state determinate dall’evento epocale della pandemia, cioè da un evento tragico e doloroso, che tanto ci ha tolto in termini di affetti, vita sociale o semplice normalità, sono tuttavia un’occasione per migliorare non solo la qualità del lavoro, ma la qualità della nostra vita e dell’ambiente nel quale viviamo. L’intreccio che si è realizzato tra necessità di cura del Pianeta, ripresa economica post-pandemia, transizione digitale, impegno verso una economia circolare, è un intreccio virtuoso”. In tal senso ha trovato di speciale interesse gli interventi del Ministro Giorgetti e del Sottosegretario Garofoli, come quello del Ministro Cingolani che – ha spiegato – “ha avuto il sentimento e il tono accorato di una “chiamata alle armi” un pressante invito a contrastare il “nemico”, da cui deriva il malessere del nostro pianeta. Un nemico che è già alle porte, anzi che è già dentro le mura, nelle nostre case, che forse è in noi, nelle nostre cattive abitudini, in una certa pigrizia e nell’inerzia che finisce col contrastare il necessario cambiamento”.
Per Canare il Ministro Cingolani “non esagera”, e, “al suo appello, che è l’appello della comunità scientifica tutta, si deve rispondere senza indugio per la parte che ciascuno può fare. E una parte importante e niente affatto secondaria la devono fare le pubbliche amministrazioni, attuando nel modo migliore e celermente i piani, i progetti, le opere nelle quali si articola il PNRR”.
Tuttavia, ha aggiunto Canale, “questa opera (di attuazione) necessita di un ripensamento e della revisione urgente e ben studiata del modello complessivo di amministrazione. Tante cose devono cambiare: occorre una seria semplificazione normativa (senza de-sostanziare) che tagli i rami secchi o superflui e si concentri sulle norme essenziali; occorre immettere nella P.A. forze nuove e preparate alle future sfide, occorrono percorsi decisionali più agili e snelli; occorre rivedere e semplificare, sino all’originalità, le procedure interne, i controlli interni; occorre puntare a nuove modalità di reclutamento; ma soprattutto a una formazione dinamica che accompagni il dipendente pubblico nel suo percorso lavorativo; e tanto altro”.
È la “visione” che al Convegno ha portato il Ministro Colao, che ha trasmesso anche il senso dell’urgenza. Il Procuratore Generale conviene sul punto: “Bisogna fare e fare presto e bene. Ogni ritardo, come ogni spreco possono vanificare il progetto complessivo. Un giorno di ritardo, ci rammentava, vale 120 milioni di euro!”
È un tema caro a Canale quello dei ritardi, “come quello delle inefficienze, come quello dei possibili sprechi, come quello, che già si profila, degli interessi criminali attirati dalle ingenti risorse pubbliche, chiama in causa la Corte dei conti. L’Istituto che, lungi dall’essere quel relitto del passato, obsoleto e polveroso che qualcuno maliziosamente ogni tanto ripropone (ma l’U.E. si sente rassicurata dalla presenza e dal ruolo della Corte dei conti) ha inteso dimostrare, proponendo essa i temi trattati in questi giorni, di essere viva e attuale e di avere consapevolezza delle sfide che attendono la P.A. e la stessa Corte.
Nel “tanto da cambiare” – ha aggiunto Canale – nessuno pensi che la Corte dei conti non debba essere coinvolta in un complessivo disegno riformatore. È chiaro che l’architettura delle funzioni di controllo, ad esempio, non potrà non conformarsi ai futuri necessari nuovi modelli di fare amministrazione. La regolamentazione del controllo concomitante, previsto dal D.L. 76/2020, è stata di recente deliberata dal Consiglio di Presidenza e già il 5 ottobre prossimo sarà sottoposta, per il parere, alle SS.RR.
La funzione consultiva ci pone una sfida inedita, che però, non necessita solo di risorse ma di un quadro normativo chiaro, che tenga separati gestione e consulenza. Noi non vogliamo cogestire. E non vogliamo allontanarci impropriamente dal ruolo che l’Ordinamento ci affida.
Del resto la Costituzione ben definisce compiti e competenze della Corte dei conti, la sua necessaria indipendenza e terzietà.
Per quanto riguarda le funzioni giurisdizionali, richiamo il quadro delineato dal Presidente Carlino nel suo intervento e faccio mia la sua perplessità relativa alla riduzione del perimetro della responsabilità”.
Il Presidente della Corte dei conti aveva messo in evidenza la necessità che il quadro nazionale normativo che disciplina l’impiego delle risorse del PNRR sia allineato al quadro normativo europeo, anche per quanto concerne il contrasto agli abusi, agli sprechi, ai gravi ritardi comportanti aggravi di costi e mancato raggiungimento degli obiettivi. E Canale torna sulla “cosiddetta “paura della firma”. Spero non sia un alibi e comunque essa non si contrasta elevando la soglia di imputazione della responsabilità erariale, ma fornendo alla dirigenza pubblica, selezionata sulla base della professionalità, un quadro normativo chiaro e agile, mezzi e risorse umane adeguate e adeguata formazione; altrimenti il funzionario avrà sempre paura di firmare perché, per l’incertezza del quadro normativo o per carenze di formazione, avrà paura di ciò che farà, non dei possibili effetti in termini di responsabilità”.
Merito e formazione dinamica – secondo Canale – devono essere capisaldi necessari del nuovo modello di amministrazione. “Il servizio pubblico , come giustamente sottolineato dal Sottosegretario Garofoli, deve essere attrattivo, ma deve per questo essere o tornare ad essere vissuto come un onore, non un privilegio. Il totem del posto fisso, come quello dell’anzianità di servizio, come criterio discriminante, devono lasciare il passo al criterio del merito. Ma soprattutto bisogna radicare nelle coscienze di tutti, in particolare dei giovani, che il denaro pubblico è denaro di ciascuno e deve essere tutelato. Nelle sfide che verranno l’hashtag “non un euro sia sprecato”, che lanciai in occasione dell’inaugurazione del corrente anno giudiziario, deve essere un imperativo categorico, perché dissipare risorse ci allontana dagli effetti delle politiche riassunte nel PNRR, nei quali tutti noi, cittadini, amministratori, funzionari pubblici, magistrati riponiamo le nostre più grandi attese”.